Mijno-Travisani sul podio: è il 200. azzurro nella storia delle Paralimpiadi

È arrivata la terza medaglia dell’Italia nel tiro con l’arco allo Yumenoshima Park Archery Field di Tokyo. Dopo il bronzo nel compound open di Maria Andrea Virgilio e l’argento nel ricurvo open di Enza Petrilli, nel ricurvo mixed team open Elisabetta Mijno e Stefano Travisani conquistano l’argento.

La medaglia dei due atleti italiani è il podio n.200 nella storia azzurra ai Giochi Paralimpici ed è anche la medaglia n.30 del tiro con l’arco italiano alle Paralimpiadi. La prima, ottenuta nel 1964 proprio ai Giochi di Tokyo, è stato l’argento di Raimondo Longhi e adesso, con quelle conquistate nel 2021, gli azzurri hanno segnato un nuovo primato: da 10 edizioni consecutive conquistano almeno un podio. 

LA GARA – Sotto una pioggia che non ha mai smesso di scendere sul campo di gara, Elisabetta Mijno e Stefano Travisani, seguiti dal cy Willy Fuchsova, hanno portato avanti un percorso eccellente, superando nella mattinata giapponese agli ottavi la Mongolia 6-0. Poi, nei match del pomeriggio e della sera, hanno proseguito sulla via della finale battendo ai quarti il Giappone 6-2 e in semifinale l’Iran 5-3. In finale l’Italia ha ritrovato la Russia, riproponendo il match dell’ultima rassegna iridata (anche se gli interpreti degli avversari non erano gli stessi). 

LA FINALE – A vincere in finale è stato il duo RPC (Sidorenko, Smirnov) dopo le frecce di spareggio 5-4 (18-17), al termine di un’altalena di emozioni indescrivibile. Gli atleti russi si sono aggiudicati il primo set 36-34, l’Italia ha pareggiato il conto vincendo il secondo 33-39 e passa sul 4-2 vincendo la terza frazione 32-31. Nel quarto set gli azzurri non riescono a guadagnarsi il punto che varrebbe la vittoria: gli avversari si guadagnano lo shoot off con un 35-33. Allo spareggio l’Italia mette a segno un 9 e un 8, mentre i russi piazzano due 9 che valgono il titolo Paralimpico e la terza medaglia azzurra che migliora comunque il bronzo nel misto ottenuto a Rio 2016.

Per il duo in forza alle Fiamme Azzurre si tratta dell’ennesima affermazione internazionale, dopo l’oro iridato del 2017 e l’argento ai Mondiali del 2019.


OTTAVI – Il duo azzurro ha battuto agli ottavi la Mongolia (Demberel, Namjilmaa) 6-0 con i seguenti parziali: 27-25, 32-25, 33-32.

QUARTI – Elisabetta Mijno e Stefano Travisani hanno ottenuto l’accesso alla semifinale superando ai quarti i padroni di casa del Giappone (Shigesada, Ueyama) 6-2. Gli azzurri sono andati sotto 0-2 col primo parziale vinto dagli asiatici 32-34, ma hanno reagito e vinto gli altri tre parziali aumentando la loro media punti: 35-33, 36-32 e 34-31.

SEMIFINALI – Gli azzurri hanno battuto 5-3 l’Iran (Nemati,  Rahimi) in semifinale. Decisivo il 10 all’ultima freccia di Elisabetta per raggiungere la finale evitando lo shoot off. Gli italiani erano in svantaggio dopo il primo set finito 32-34 per gli avversari. Pareggiano il conto vincendo il secondo set 33-31 e vanno avanti sul 4-2 sfruttando l’errore di Rahimi che non riesce a scoccare la quarta freccia in tempo (33-27) e alla fine arriva il pareggio nella quarta volée (37-37) che li porta a giocare il titolo paralimpico. 

La finale per il bronzo è conclusa con la vittoria dei campioni uscenti della Cina sull’Iran per 6-2. 

LE DICHIARAZIONI – Queste le parole di Stefano Travisani, classe ’85, dopo la prima medaglia al suo esordio alle Paralimpiadi: «Per me l’argento di solito è purtroppo una medaglia persa – ha dichiarato l’atleta milanese, ma residente a Correzzola, in provincia di Padova – ma queste erano le mie prime Paralimpiadi, ho vissuto tantissime emozioni quindi va bene così. Io sono solo agli inizi, Parigi 2024 è solo tra tre anni, quindi adesso mi godo questo momento e questa medaglia e poi potremo pensare agli impegni futuri. A chi dedico la medaglia? Una dedica speciale va alla mia famiglia, alla mia compagna, allo staff, ai miei amici che mi hanno sostenuto e supportato in questo percorso durato 6 anni». 

Elisabetta Mijno, che aveva esordito ai Giochi a Pechino 2008, dopo l’argento individuale a Londra 2012 e il bronzo misto con Roberto Airoldi a  Rio 2016, può festeggiare la terza medaglia alla sua quarta partecipazione: «Ci abbiamo messo il cuore entrambi e abbiamo fatto un bellissimo percorso – ha detto l’atleta piemontese -. Io, per come era finita 3 giorni fa dopo aver perso allo spareggio l’accesso alla semifinale individuale, esco a testa alta dal campo con questa medaglia. Lo dovevo a tutti, alla mia squadra e a me stessa. Sono felice di aver accompagnato Stefano in questo percorso e sono sicura che abbiamo ancora della strada da percorrere insieme. Il futuro? Mi godo questo momento, sono abituata a preparare un impegno alla volta. Il prossimo anno c’è il mondiale che vale per la qualificazione paralimpica. Parigi è tra 3 anni ed è anche vicina a casa, perché no…». 

GRANDE PARALIMPIADE – Non manca la disamina della trasferta italiana da parte del responsabile tecnico del settore Para-Archery Guglielmo “Willy” Fuchsova: «È stata una grande Paralimpiade con grandi soddisfazioni e successi, conclusa al meglio con una finale e uno spareggio. Stefano Travisani ed Elisabetta Mijno sono usciti dal campo con una medaglia d’argento molto importante anche perché ha ridato fiducia a Elisabetta che era uscita male nell’individuale dopo uno shoot off che le aveva negato la semifinale e anche per Stefano, che è ancora giovane e voleva una conferma dopo un paio di anni di difficoltà. Una conferma arrivata nella gara più importante al mondo. Una squadra composta da tanti esordienti, non solo tra gli atleti ma anche nello staff. Abbiamo visto una Maria Andrea Virgilio vincere un bronzo nel compound con le ultime tre frecce davvero strepitose, abbiamo visto Enza Petrilli che da soli 4 anni di tiro ha messo in fila le più grandi arciere al mondo, confrontandosi con la Nemati, la più grande arciera paralimpica esistente. E poi abbiamo visto un meraviglioso record paralimpico messo a segno da Eleonora Sarti. Poi la nostra piccola campionessa: la più giovane di tutte, la 19enne Asia Pellizzari, che non torna con un podio ma con una grandissima esperienza e la voglia di veder passare velocemente questi tre anni per riscattarsi a Parigi». Sullo staff aggiunge: «Anche tra i tecnici c’erano degli esordienti: Stefano Mazzi per il compound femminile e Fabio Fuchsova per l’olimpico. Si sono comportati alla grande, ma sono stati importantissimi anche chi non era all’esordio, come il coach Antonio Tosco e la nostra fisioterapista Chiara Barbi. Questi risultati sono dovuti anche al lavoro di tutti coloro dello staff che, purtroppo, per le ristrettezze dovute al Covid, sono dovuti rimanere a casa ma che tramite telefono hanno continuato a lavorare a distanza. Questo successo è il frutto del lavoro di tutti, degli atleti, delle loro famiglie, dei tecnici personali, delle Società, del CIP, della Federazione, dei dipendenti della Federazione, che ci hanno supportato e risolto tutti i problemi, fino a poche ore prima della partenza. Grazie a tutti quelli che ci hanno aiutato e supportato durante le trasferte, le società che ci hanno accolto durante i raduni. Sono un privilegiato ad essere a capo di una squadra di supereroi. Grazie a tutti per la fiducia che ci avete dato. Ora festeggiamo un po’ e poi penseremo ai prossimi tre anni, che sembrano molti ma sono pochi…». Infine, anche il ct ha una dedica: «Il primo ringraziamento va alla mia famiglia, che si è sacrificata, che non mi ha visto spesso perché sono stato poco presente: grazie a loro per la loro pazienza». 

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