#RoadToRio – Staff

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Quarto appuntamento con la rubrica #RoadToRio, alla scoperta questa settimana dello staff che accompagnerà gli azzurri ai Giochi di Rio.

WillyMarco Pedrazzi

 

A guidare gli 8 azzurri, Guglielmo “Willy” Fuchsova, tecnico palermitano, classe 1961, che nello scorso quadriennio era il coach del trio azzurro olimpico e affiancava Oscar De Pellegrin nel match che è valso l’oro a Londra 2012. In questo quadriennio ha invece ricoperto il ruolo di C.T. al posto dello storico Responsabile Tecnico Marco Pedrazzi, che gli ha lasciato il testimone per rivestire il ruolo di coach della divisione ricurvo.

 

 

Chiara BarbiAnnalisi AvanciniIl gruppo ha lavorato bene per arrivare a raggiungere questi 9 pass per le Paralimpiadi. Le carte per Rio le abbiamo tutte ottenuti in gara e spesso con condizioni climatiche molto complicate. Specialmente nel 2016 abbiamo vissuto trasferte difficili, ma forse il fato voleva farci preparare al meglio per Rio dove potremmo trovare un po’ di maltempo e a quel punto sarà servito gareggiare con un meteo poco clemente. Cosa mi aspetto a Rio? Voglio tanto da loro, perché so che possono ottenere tanto. Non vedo l’ora di partire, anche perché tutto quello che dovevamo fare lo abbiamo fatto. La Federazione, il CIP e i gruppi militari ci sono stati sempre vicini. Purtroppo ci mancheranno le squadre, eliminate dal programma, ma abbiamo dei mixed team molto competitivi, oltre ad atleti che possono dire la loro nell’individuale. L’obiettivo è naturalmente quello di mantenere la tradizione vincente dell’Italia ai Giochi Paralimpici che nel tiro con l’arco sale sul podio da otto edizioni consecutive.”

Emanuele GuerraGabriele Meneghel

 

A seguire gli azzurri sulla linea di tiro ci saranno, oltre al Responsabile Tecnico, il coach del ricurvo femminile Marco Pedrazzi, il coach del compound e W1 Antonio Tosco, la fisioterapista Chiara Barbi.

Parte integrante del gruppo, ma non presenti a Rio, il consigliere federale Oscar De Pellegrin, portabandiera del CIP e medaglia d’oro a Londra 2012, il coach di supporto Gabriele Meneghel, la psicologa Annalisa Avancini e il medico federale Emanuele Guerra.

 

 

Cari Amici ed Atleti della Nazionale Italiana,

Sembra ieri, ma sono già passati quattro anni da quella magica Paralimpiade di Londra 2012, quattro anni trascorsi assieme percorrendo un cammino che ci ha portato con un ruolo da protagonisti verso Rio 2016 per un’altra stupenda avventura. Mi risulta facile affermare che il mio personale 2012 in veste di atleta è stato un anno fantastico ed indimenticabile, un momento magico iniziato con la presentazione delle squadre a Firenze. In quell’occasione ero l’unico arciere a rappresentare la squadra Paralimpica poiché il resto del team era impegnato a Stoke Mandeville nella conquista degli ultimi pass che ci avrebbero portati a Londra 2012, e devo dire che l’onore di rappresentare un gruppo così speciale fu fortissimo. Subito dopo, l’emozionante telefonata da parte del Presidente Luca Pancalli che mi annunciava l’incarico di dover rappresentare l’Italia in qualità di portabandiera, una notizia ed una gioia da far rimanere senza fiato. In seguito la cerimonia al Quirinale in occasione della consegna dei tricolori alle delegazioni Olimpica e Paralimpica, un altro momento particolare e molto toccante, un grandissimo onore nell’essere il portabandiera ma anche una grande responsabilità. Le emozioni salienti – La cerimonia di apertura, il boato dello stadio quando ho sentito lo speaker dire Italy, l’adrenalina pura che saliva, l’emozione nel sapere che ero a capo di un grande gruppo, la carrozzina che andava da sola, un’atmosfera magica, avvertivo delle sensazioni uniche, ma come tutte le forti emozioni la mia mente non ne ha memorizzata nessuna. Con la testa ero già sul campo di gara della mattina seguente, con il leggero dispiacere di non aver saputo assaporare il momento e le grandi emozioni fino in fondo, sperando che non finissero mai, ma da atleta ero consapevole e determinato che il mio obbiettivo era un altro. E poi la gara – All’inizio mi dava ansia, un’ansia emotiva forte poiché avevo già dichiarato che per me sarebbe stata l’ultima gara della mia carriera, volevo chiudere la mia lunga militanza sportiva con onore, ma poi di giorno in giorno l’ansia ha lasciato il posto alla consapevolezza di poter far bene e questo mi caricava di fiducia in me stesso dandomi determinazione. Sapevo che quella era la sensazione giusta, positiva provata altre volte, e allora ho lasciato che il mio corpo e la mia mente tirassero le frecce senza che io potessi o volessi interferire.
Che belle sensazioni si provano nel nostro sport, e nel rivedere oggi quelle immagini, nel rivedermi in azione e sul campo, mi sembra di rivedere un marziano. E poi la gioia più grande: Ritrovarsi sul gradino più alto del podio con il sorriso del Presidente Mario Scarzella mentre mi mette la medaglia più bella al collo, l’inno di Mameli e il tricolore, il nostro tricolore che sale al cielo e la mente che cerca qualche cosa da focalizzare ma non ci riesce, e dentro poi ti dici che è un sogno. Allora tocchi e mordi quella medaglia che è tua e del tuo team, e capisci che è realtà, il frutto di tanto lavoro e di tante persone che con te hanno condiviso i momenti belli e quelli meno. GRAZIE A TUTTI! Oggi, partecipando alla presentazione delle squadre per Rio 2016 nella veste di dirigente sportivo, ho visto i nostri atleti Olimpici e Paralimpici insieme in un’unica squadra, schierati davanti alle autorità presenti e ho provato sensazioni diverse ma non meno importanti di quelle di allora. Sensazioni positive perché sono convinto di aver dato il mio contributo alla conquista dei Pass per Rio e, certo di aver fatto del mio meglio nel nuovo ruolo dirigenziale, ho sempre mantenuto gli atleti al centro dell’attenzione, spronandoli ed essendo sempre al loro fianco con la consapevolezza di averli agevolati in tutto. Un ringraziamento ed un plauso va sicuramente alla Federazione Italiana Tiro con l’Arco e a tutti i suoi componenti per aver organizzato un grande evento di presentazione e di promozione. Devo dire che è stato entusiasmante sentire tante belle parole da parte delle autorità sportive presenti e da un grande moderatore come Ugo Russo. Questo non era di sicuro l’obbiettivo principale per i nostri grandi atleti, la cui testa sicuramente era già sul campo, ma un momento ufficiale che serve a dare motivazione, una pacca sulla spalla, un incitamento per far sentire attorno a loro idealmente il calore dei 25.000 arcieri che da casa li inciteranno e si emozioneranno per le loro imprese sportive. Sono convinto che i nostri atleti sapranno dare il loro meglio, ma sono altrettanto convinto che anche i loro compagni che non ce l’hanno fatta a conquistare quel pass si sentiranno parte della squadra e saranno i primi a gioire assieme a loro. Infine, auguro a tutti di provare quelle sensazioni che io ho sperimentato a Londra con l’augurio di vivere profondamente ogni singola emozione. Un grande in bocca al lupo dal Vostro compagno di squadra.”

 

Oscar a Rio

Oscar De Pellegrin

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